Group Team Nazionale – Roma Giubbonari
Gruppo Pubblico attivo 9 anni, 1 mese faLuoghi Idea(li), il progetto nazionale
Dare forza e strumenti a battaglie territoriali concrete per sperimentare assieme un partito palestra
Partecipanti: Fabrizio Barca, Gianmario Cinelli, Lucio Colavero, Mattia Diletti,
Michela Di Vito, Fulvio Lorefice, Federica Marcelli, Patrizia Piergentili, Silvia Zingaropoli.
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Sintesi | Strategia | Piano d’azione | Piano di valutazione
Le elezioni europee nei Luoghi idea(li)
Team Nazionale
Italia
Elettori: 49.256.169 – Votanti: 28.908.004 (58,68 %)
PARTITO DEMOCRATICO 11.172.861 – 40,81%
MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT 5.792.865 – 21,16%
FORZA ITALIA 4.605.331 – 16,82%
LEGA NORD-DIE FREIHEITLICHEN-BASTA €URO 1.686.556 – 6,16%
NUOVO CENTRO DESTRA – UDC 1.199.703 – 4,38%
L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS 1.103.203 – 4,03%
Schede bianche 577.856 – 1,99 %
Schede nulle 954.718 – 3,30 %
Schede contestate e non assegnate 3.683 – 0,01 %
… vista da Roma, Bruxelles oggi appare più nitida. Per carità gli obiettivi appaiono davvero difficili: sbloccare lo stallo dell’ultimo decennio, liberare gli investimenti pubblici dal patto di stabilità, aprire il cantiere dell’europa sociale, riavviare l’integrazione politica. Ma 41% di consensi e 10 seggi in più nel Parlamento Europeo sono un punto di partenza che forse nessuno ha in Europa. Il PD, forte di un nuovo gruppo dirigente, li ha ottenuti convincendo, tra entrate e uscite, 2,6 milioni di cittadini rispetto alle politiche del 2013, 3,2 rispetto alle precedenti Europee. E questo mentre i votanti totali cadevano vertiginosamente (-6,5 milioni sulle politiche, -5 sulle europee del 2009) a danno degli altri grandi partiti.
In un Europa dove torna la politica, dove i partiti “europeisti” sono costretti ad agire, dove la trattativa non sarà solo per il Presidente della Commissione ma per la sua Agenda, il PPE ha perso 60 deputati e il PSE ha limitato la flessione (pari all’aumento degli altri partiti di sinistra). Ma soprattutto il PSE è cresciuto in Germania e moltissimo in Italia. E’ questo che dopo molti anni sposta l’asse del dialogo, prima di tutto dentro al PSE. E’ con la Germania che si tratta in Europa. E ora il consenso nazionale di Renzi supera quello della Merkel. E i tentativi di ritenerci “instabili” – ci saranno, oh se ci saranno – potranno essere respinti al mittente. Questi sono i fatti. E ai tavoli negoziali contano i fatti, i rapporti di forza.
Ai tavoli negoziali conta anche la robustezza dei dossier e la voce dei cittadini. Che poi sono due facce della stessa medaglia. Vinci se spendi la tua forza chiedendo cose anche difficili ma ragionevoli e comprensibili. Per le quali puoi dire: “a casa non torno se XX non passa”. Vinci se la filiera che parte dai cittadini sale su, su senza spezzarsi attraverso i rappresentanti eletti e le figure chiave dei negoziati. Ecco che, dopo la sua prova straordinaria nel #unoxuno, torna il ruolo del Partito. Come cucina di idee e garanzia degli impegni assunti.
Ecco il piccolo grande lavoro di ognuno di noi. Anche del nostro progetto-dei-progetti, di Luoghi Ideali. Che di “europeizzazione” già è pieno. Ma che questo risultato ci invita a realizzare ancora meglio, con ancora più passione. Da stasera.
La Spezia – Comune
Aventi diritto: 75.055 – Votanti: 41.828 – Affluenza: 55,72%
Partito Democratico: 19.681 (48,51%)
M5S: 8.932 (22,01%)
Forza Italia: 5.401 (13,31%)
Lista Tsipras: 1.980 (4,88%)
Lega Nord: 1.652 (4,07)
FDI: 1.138 (2,8%)
NCD: 1.076 (2,65%)
bianche 221 (0,52%)
nulle 1.022 (2,44%)
contestate 10 (0,22%)
… La straordinaria performance nazionale del PD coinvolge anche il nostro comune dove va segnalato un altro risultato storico: un nostro concittadino eletto europarlamentare nelle liste democratiche a soli 28 anni, Brando Benifei, ottavo tra gli eletti del PD nel collegio Nord-Ovest. Va marcata anche l’elezione di altri due eurodeputati democratici iscritti al partito ligure: Sergio Cofferati e Renata Briano. Sicuramente un successo consistente per una regione così poco popolosa nel contesto del collegio: un terzo degli eletti PD nel Nord Ovest sono liguri!
La presenza in lista di Benifei (5.406 preferenze nel Comune della Spezia) e di un’altra candidata della provincia, Maria Chiara De Luca (2.247 preferenze a livello cittadino), ha sicuramente influito positivamente sul risultato comunale del nostro partito che guadagna 2.472 voti e il 16,16% rispetto alle politiche dello scorso anno (35,35%) e 2.929 voti e il 13,34% rispetto alle precedenti europee del 2009 (35,17%).
L’attestarsi del PD a livello comunale su percentuali ben al di sopra del risultato nazionale (+7,7%) è in realtà un dato comune alle varie precedenti consultazioni elettorali, essendo questo un territorio dove tradizionalmente i partiti e le coalizioni di centrosinistra vincono. Anche il dato dell’affluenza, di circa tre punti inferiore a quella nazionale, è in linea con i raffronti possibili tra livello locale e nazionale nelle ultime tornate.
La splendida vittoria del PD in tutta Italia, a cui come si evince dai dati sopracitati sia la Liguria che La Spezia hanno contribuito, dà al nostro partito, al nostro segretario e Presidente del Consiglio, ai nostri rappresentanti nelle istituzioni europee, ma anche al gruppo dirigente più diffusamente inteso una grande responsabilità nella gestione e capitalizzazione del consenso ricevuto da moltissimi cittadini. Votando per i democratici, infatti, la stragrande maggioranza degli elettori non ha scelto soltanto il partito più rinnovato, più fieramente europeista e antipopulista, ma anche l’unico partito con un’organizzazione, un’elaborazione e una democrazia interna degni della definizione di “partito” secondo quanto la costituzione indica.
Per questo il nostro piccolo, ma importantissimo, lavoro di elaborazione, apertura, partecipazione, pratica di valori, sperimentazione, costruzione di cultura politica e di governo pubblico che portiamo avanti come luogo tra i luoghi idea(li) ci appare ancora più stimolante in una forza politica oggi in ottima salute elettorale che però, per mantenersi tale, non deve mai sedersi e smettere di esercitarsi.
Nonostante una legge elettorale che penalizzava la Sardegna, saranno tre gli europarlamentari sardi presenti a Bruxelles.
E’ un Partito Democratico che a Cagliari conferma il risultato positivo a livello nazionale con un 39,89%, seguito dal Movimento 5 Stelle che tiene rispetto al risultato nazionale con un 26,30%. Seguono FI al 16,52% e L’Altra Europa con Tsipras con il 6,4%. La percentuale dei votanti totali a Cagliari è del 44,50 % , superiore di 2 punti rispetto alla percentuale regionale.
La Sardegna era reduce dalle elezioni regionali vinte dal PD con una percentuale del 52%, 10 punti percentuali di differenza che certificano un’astensione uguale alle elezioni europee del 2009. L’affluenza aumenta nei comuni dove si votava anche per le elezioni comunali con picchi di 35% di votanti in più rispetto alla media regionale delle europee. L’astensione in Sardegna può essere ricondotta a diversi fattori: la prossimità delle europee a 2 mesi dalle elezioni regionali, la disaffezione dei cittadini nei confronti della politica, la presenza di partiti regionali che alla luce del collegio isole che non permetteva l’elezione di un eurodeputato sardo, hanno invitato al non voto.
Il grande successo di Renato Soru è da ricondursi all’unica candidatura del PD sardo, il ricordo positivo da Presidente della Regione, la forza del candidato anche in Sicilia, la sua notorietà nazionale e l’anonimato dei candidati del Movimento 5 Stelle, unica alternativa ai partiti e ai candidati tradizionali. Cagliari incassa un buon risultato come in tutte le città, tiene anche a lista Tsipras espressione del partito del Sindaco Zedda.
Lo straordinario risultato nazionale del PD coinvolge anche il nostro comune dove il partito guadagna 2.893 pari al 41,50 %.
La presenza in lista della candidata locale Mariella Saladino (1.463 preferenze nel Comune di Castrovillari) ha sicuramente contribuito alla splendida affermazione elettorale conseguita in città dal PD.
Risultati Elezioni Europee 2014
Comune di CASTROVILLARI
Elettori: 19.772 – Votanti: 7.501 (37,93 %)
PARTITO DEMOCRATICO
Voti 2.893 ( 41,50 %)
MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT
Voti 1.532 (21,97 %)
FORZA ITALIA
Voti 1.169 ( 16,77 %)
NUOVO CENTRO DESTRA – UDC
Voti 585 ( 8,39%)
L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS
Voti 368 (5,27%)
FRATELLI D’ITALIA – ALLEANZA NAZIONALE
Voti 292 ( 4,18%)
LEGA NORD-DIE FREIHEITLICHEN-BASTA €URO
Voti 38 ( 0,54%(
ITALIA DEI VALORI
Voti 32 (0,45%)
VERDI EUROPEI-GREEN ITALIA
Voti 30 ( 0,43%)
SCELTA EUROPEA
Voti 21 (0,30 %)
IO CAMBIO – MAIE
Voti 10 ( 0,14 %)
Totale 6.970
Schede bianche 99
1,31 %
Schede nulle 431
5,74 %
Schede contestate e non assegnate
1
0,01 %
Percentuali votanti in altri comuni dell’area: Altomonte 72,04% Tarsia 60,62% Firmo 69,94% Trebisacce 40,79% San Basile 52,29% Frascineto 57,84% Lungro 41,63% Laino Borgo 31,51% Cassano J. 36,46% Morano Calabro 45,27% Mormanno 47,42% Saracena 31,98% Spezzano Albanese 68,75% Laino Castello 63,51% Rossano 40.16% Corigliano 30,89%
Totale Affluenza1.201.878 su 2.311.81352%
Voti Validi1.175.229 su 1.201.878
Voti Validi 1.175.229 97,78 %
Voti Contestati 169 0,01%
Schede Bianche3.569 0,3%
Schede Nulle 22.9111,91%
Voti di Lista
PARTITO DEMOCRATICO 506.19343,07%
MOVIMENTO 5 STELLE 293.24124,95%
FORZA ITALIA 158.152 13,46%
L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS 72.4916,17%
FRATELLI D’ITALIA 62.5705,32%
N. CENTRO DESTRA – UN. DEI DEMOCRATICI (UDC)43.217 3,68%
LEGA NORD PER L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA16.728 1,42%
FEDERAZIONE DEI VERDI – GREEN ITALIA 10.338 0,88%
SCELTA EUROPEA CON GUY VERHOFSTADT 6.6310,56%
ITALIA DEI VALORI (IDV) 4.5070,38%
IO CAMBIO-MAIE 1.1610,1%
A Roma è andata così ed è andata benissimo.
Non ci credeva nessuno, venerdì tutti avrebbero messo la firma sun 30/29 (PD/M5S) ed erano tutti in preda all’ansia che l’equazione fosse inversa.
Io sondaggi non ne ho mai visti se non quelli pubblicati sui giornali, dunque una primissima cosa che mi verrebbe da dire è che i sondaggisti italiani hanno dei problemi seri e forse dovrebbero tornare a studiare statistica e sociologia perché qualcosa deve essere sfuggito loro …………….
Poi penso a noi e mi si allarga un sorriso enorme sulla faccia, è la prima volta che (dal 1981 data in cui presi la mia prima tessera di partito, ed era il PCI/FGCI di allora) ho il piacere di assistere ad una GRANDE vittoria ( e questa volta GRANDE è un aggettivo davvero appropriato da utilizzare). Ricordo di aver gioito la notte delle Europee del sorpasso del PCI dopo la morte di Enrico Berlinguer, ma non è stata la stessa cosa, non c’erano numeri così netti e definitivi, era un tributo ad un uomo grande e amato da molti (moltissimi), pulito come pochi, ma non era una vittoria.
Quindi sorrido di una felicità mai provata.
Poi guardo al risultato Romano e di nuovo il sorriso si allarga perché qui ancor più che in altri luoghi si è giocata (e ancora si cerca di giocare) una partita tutta interna a certe aree del Partito Romano che ritengo il nostro Sindaco non abbastanza incisivo e dunque svolgono una quotidiana querelle sull’opportunità di rimpasti, ricambi, riassetti (e tutto ciò che possa portare il prefisso RI davanti).
Questa non è certo una condizione di lavoro facile per una giunta che riceve in dote una città realmente al collasso. Che dovrà sicuramente procedere a misure impopolari ma necessarie per poterla veder risorgere. Che sta provando anche senza soldi a lanciare un progetto che vada al di là di domani.
Senza il supporto dei livelli intermedi (il Partito è un livello intermedio) questa operazione di rinascita è difficilissima e rischia di fallire.
Quelle aree di cui parlavo sopra si aspettavano di poter contare su una sconfitta, un crollo che dimostrasse che il sindaco aveva disperso il suo vantaggio, era stato abbandonato dai suoi elettori, dai suoi cittadini.
Così non è stato, ed il mio sorriso si allarga sempre di più, adesso abbiamo una grandissima responsabilità nelle nostre mani: trasformare questa forza in una vera rinascita, e non sarà facile.
Vi segnalo l’articolo di Marco Almagisti uscito sull’Unità di qualche giorno fa, all’indomani del voto per le europee:
“Il clamoroso risultato del Pd colpisce sia per l’entità che per alcuni elementi di novità. Smentendo tutte le previsioni della vigilia, il segretario del Pd ha raggiunto il 40,8% dei voti validi a livello nazionale distanziando di quasi venti punti il Movimento Cinque Stelle e di altri ventiquattro Forza Italia. Soprattutto, Renzi avvicina al principale partito del centrosinistra italiano segmenti di elettorato da sempre refrattari a considerare l’opzione di voto a favore di questo schieramento.
Uno sguardo al territorio aiuta a comprendere la salienza dei processi in atto. Spicca, nella mappa delle ultime elezioni, l’affermazione del Pd in una regione tradizionalmente restia a premiare la sinistra, quale il Veneto. Il Pd di Renzi ha potuto godere di un «effetto alone» dovuto all’appeal del presidente del Consiglio, ottenendo in questa regione un esito straordinario che mai era stato raggiunto da un partito progressista nel periodo repubblicano. Anche in Veneto il Pd risulta il primo partito con il 37,5% dei voti validi e distanzia nettamente le altre formazioni (M5S 19,9; Lega 15,2; Forza Italia 14,7; Ncd/Udc 3,5). Inoltre, il Pd si afferma quale primo partito in tutte e sette le province venete. Che parte del mondo produttivo veneto fosse disposto ad un’apertura di credito nei confronti di Renzi lo si era già potuto intuire dai risultati di un sondaggio curato da Natascia Porcellato e Demetra Opinioni.net per la Confartigianato Imprese Veneto e pubblicato ai primi di maggio: Renzi risultava di gran lunga l’esponente politico nazionale più degno di fiducia (per il 59%; rispetto al 31% di Salvini, al 27 di Berlusconi, al 24 di Grillo e al 21 di Alfano). Mentre, rispetto all’anno precedente, Grillo perdeva 9 punti percentuali, Alfano 8, Berlusconi 4. Sotto la guida di Renzi, il Pd era indicato quale partito preferito dal 34% del campione, davanti al 18 del M5S, di Forza Italia e della Lega (al 9% di incerti e al 25% di astenuti). Risulterebbe fuorviante pensare ad una conversione «a sinistra» delle imprese artigiane o del Veneto in generale. Infatti, il 43% del campione si ritiene «esterno» alla collocazione destra/sinistra (il 9% di centrosinistra e solo il 4 di sinistra, il 6% di centro, il 22 di centrodestra, il 16 di destra), segno anch’esso di una difficoltà a collocarsi entro le categorie tradizionali della rappresentanza politica moderna.
Allo stesso modo, ritengo suggestivo ma superficiale il giudizio di chi vede nel Pd di Renzi una riedizione della Dc. E questo per due motivi. In primo luogo, perché la Dc poteva godere di un sostegno relativamente stabile nel tempo che derivava dalla possibilità di tradurre e rappresentare nell’arena politica il capitale sociale prodotto nei secoli dalla Chiesa. Tale elemento ha contribuito a stabilizzare per decenni il consenso alla Dc, alimentando in porzioni ampie della società un «voto di appartenenza», che resisteva anche a fronte di risposte carenti da parte della politica. Difficilmente, in futuro, un partito potrà godere della medesima rendita assiologica di cui poteva avvalersi la Dc (e in modo differente il Pci). Infatti, la fiducia espressa oggi al Pd e al suo leader riflette un consenso più instabile, che proviene in parte da ceti produttivi oggi attratti dall’offerta politica di Renzi dopo aver provato altre strade (Lega, Berlusconi, Grillo) ed essere rimasti delusi. Si tratta di un’apertura di credito molto rilevante, ma non è una «cambiale in bianco», come ha prontamente ricordato sulMessaggero di giovedì 29 maggio Andrea Tomat, imprenditore a capo di Lotto e Stonefly, fino a pochi mesi fa al vertice di Confindustria del Veneto. Il Pd e il suo segretario dovranno dimostrare in fretta di essere meritevoli della fiducia, se non vorranno esporre a rapida erosione questo consenso.
In secondo luogo, la spinta propulsiva che proviene da Renzi non mette completamente al riparo il Pd dalle pietre d’inciampo disseminate sul territorio. Questo lo si può vedere nel caso delle discrepanza fra il voto alle europee e quello amministrativo, nel quale le variabili di contesto mantengono un ruolo caratterizzante. Per rimanere in Veneto (ma non mancano esempi nella stessa Italia di mezzo a vocazione «rossa», dove pure il Pd alle Europee di domenica cresce di più rispetto alle politiche del 2013, soprattutto a scapito del M5S), si pensi al caso di Padova. Nella città del Santo il Pd alle Europee, con il 41,4%, supera il dato nazionale, mentre alle amministrative scende al 24,9, scontando le difficoltà di un centrosinistra che ha vissuto in modo lacerante le primarie per la designazione del candidato sindaco e si è presentato diviso al primo turno ed è ora costretto ad un ballottaggio insidioso con un competitor quale il leghista Bitonci. Vicende cosiffatte ci ricordano che un forte leader nazionale è condizione necessaria ma non sufficiente per affermarsi nella contesa politica. Restano fondamentali le scelte fatte sul territorio, la capacità di mantenere nella coalizione gli alleati, l’organizzazione e la coesione del partito. È noto che riguardo a tale questione nel Pd ci siano idee diverse. Potremmo scoprire che sono complementari: il dinamismo del leader, l’organizzazione territoriale, gli esperimenti di partecipazione diffusa che si stanno sviluppando attorno al gruppo di Fabrizio Barca possono convergere per rafforzare il profilo di quello che risulta oggi il primo partito in Italia e la prima forza progressista in Europa”.
Il caso veneto, come suggerisce Almagisti nella sua riflessione, merita un approfondimento. Alcuni dati utili: secondo gli studi dell’Istituto Cattaneo, «I flussi elettorali in 11 città», su cento voti presi dal Pd a Padova più di quaranta provengono da ex elettori di Scelta Civica (29.9%) e Movimento Cinque Stelle (11,6%).
Vicenza è la provincia in cui il Partito democratico ha guadagnato maggior consensi rispetto al 2013 (+61%) e al 2009 (+90,4%); Verona la terza con +54,8% rispetto al 2013 e +81,8% rispetto al 2009. I dati confermano quindi una disponibilità a verificare, ed eventualmente sostenere, l’attuale proposta di governo. Ad orientare una parte dell’elettorato sembrano essere ancora una volta i ceti produttivi. Decisivi si scrisse già lo scorso anno in occasione dell’affermazione elettorale del Movimento Cinque Stelle in Veneto: grande eco ebbe, infatti, nel febbraio 2013, due settimane prima del voto, l’incontro a Treviso tra Grillo e un centinaio di imprenditori della Marca trevigiana.
Il PDR e Il PDC.
Complimenti e auguri di buon lavoro a Samuele Lippi, nuovo sindaco di Cecina, e alla giunta che tra breve formerà.
Il mio auspicio e’ che quest’ ultima possa essere all’altezza, per competenza e serietà, dei problemi che una cittadina come Cecina ha.
Detto questo, sotto il profilo politico, personalmente ritengo che l’esito delle elezione europee e amministrative ci ha consegnato un PD a Cecina a doppia velocità.
Da una parte, per dirla come Ilvo Diamanti, un PDR (PD di Renzi) che alle europee ha preso il 52% dei voti, dall’altra un PDC (PD di Cecina) che si è fermato al 38% con Lippi vincitore al 2o turno di 400 voti.
Nello stesso momento in cui un elettore/elettrice sceglieva il PD alle europee, lo stesso elettore/ elettrice non votava il nostro partito alle amministrative.Un fenomeno di cui, mi pare, non si è ben compresa la portata e frutto di una contraddizione.
Una contraddizione evidente tra il livello nazionale percepito dai cittadini, comunque la si pensi
grazie all’azione di Renzi nel Governo e nel Partito, come dinamico, propulsivo, teso a soddisfare concretamene la domanda di futuro dei cittadini e il livello locale dove, nella migliore delle ipotesi, quegli stessi elettori che hanno votato in massa il PD alle europee, sentono, come ho riscontrato durante le primarie, il partito chiuso, autoreferenziale, con la testa girata all’indietro. Insomma tutto il contrario dell’ondata di rinnovamento e cambiamento proveniente da Roma.
Sanare questa contraddizione e’ possibile.Ma occorre farlo da subito con tanta umiltà, con la consapevolezza degli errori fatti, con un cambio di passo radicale e profondo e una classe dirigente rinnovata all’altezza dell’aspettativa di futuro e dei bisogni dei cittadini.
Altrimenti mentre a Roma e in altre parti d’Italia il PD viaggia alla velocità della luce dimostrando tutta la sua forza, spinto dalla voglia di cambiamento di una intera generazione noi qui, a Cecina, come e’ già successo a Livorno, rimarremo al palo al prossimo giro di giostra.
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