• Il mio piccolo contributo al dibattito su politica internazionale (migranti) e su politica economica.

    1. Politica estera – MEDITERRANEO:

    è chiaro per me che per spostare sul Mediterraneo l’asse dell’economia onde poter pensare di costruirci intorno un mercato florido, nel senso auspicato da molti, non c’è altra via che trasferire ricchezza ai paesi che si affacciano sulla sua riva meridionale, ovvero Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. In tal modo si creerebbe una vera e valida economia mediterranea con la creazione di milioni di nuovi consumatori, con diversi effetti positivi per noi italiani, compreso quello di creare una fascia di benessere forse capace di assorbire buona parte della pressione migratoria proveniente dall’Africa. Il problema è però che è inutile chiedere all’Europa di spostare in quell’area risorse che avrebbero l’effetto di diminuire il potere della Germania. Allora lo si deve chiedere alla Russia e alla Cina, che potrebbero avere l’interesse ad allontanare un po’ il baricentro dell’Europa dagli USA.
    2. Politica economica sostenibile per salvare l’Italia e come reperire le risorse:

    RIQUALIFICAZIONE DEL COSTRUITO, MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO, RILANCIO DELL’INDUSTRIA DELL’ACCOGLIENZA.

    Questa è la strada: all’industria edilizia di nuova edificazione di alloggi e all’industria dell’automobile (settori decotti perché alla fine del loro ciclo vitale, che si tengono in piedi solo con risorse pubbliche e che creano molti più problemi di quanti ne risolvono), che erano i due settori trainanti dell’economia italiana del secondo dopoguerra, dobbiamo sostituire l’edilizia di riqualificazione e di recupero del costruito, delle infrastrutture e di messa in sicurezza del territorio e l’industria dell’accoglienza (il turismo in senso lato). Dunque, perché il nostro paese si riprenda economicamente servono massicci investimenti e c’è poco da fare o si stampa moneta o si prendono risorse da chi ce le ha o non si pagano i debiti fino a data da destinarsi, oppure si fa un mix di queste cose (ricordo che Fabrizio Barca e Corrado Passera hanno parlato della necessità di investimenti per 4/500 miliardi di euro e che diversi “ricchi” come ad esempio Vito Gamberale e Diego Della Valle si sono espressi a favore della “patrimoniale”). Per questo gli interventi da valutare, anche se potrebbero non servire necessariamente tutti, sono:

    1) Congelamento del debito pubblico fino a data da destinarsi.
    2) Tassa Patrimoniale sui grandi patrimoni (Banche, Assicurazioni, Grandi Imprese, Malavita Organizzata, Famiglie storicamente ricche).
    3) Immissione di una moneta nazionale parallela all’euro
    4) Legiferare affinché siano dirottati, sui due nuovi settori trainanti di cui sopra, massicci investimenti pubblici e privati.

    Non c’è nessun altro paese al mondo che ha il nostro patrimonio artistico archeologico e paesaggistico. Allora trasformiamo l’Italia in un giardino accogliente (https://www.facebook.com/groups/141091656091746/). Smettiamo di costruire case e realizziamo infrastrutture. Riqualifichiamo il costruito e mettiamo in sicurezza il territorio. Facciamo una politica di investimenti nei trasporti pubblici e disimpegniamo lo Stato dal sostegno all’industria con produzioni a basso valore aggiunto. Investiamo soldi pubblici e privati nell’edilizia di riqualificazione e nel turismo. Non c’è da meravigliarsi del fatto che nessun economista affronta il problema dell’economia italiana in questi termini. Nessun paese ha la nostra arte, la nostra architettura, la nostra storia, i nostri luoghi e in nessun paese quindi si può considerare l’accoglienza risorsa inestimabile come potrebbe essere da noi e non ci può essere esperienza di altri paesi da prendere a modello. Abbiamo una materia prima che non ha nessuno e invece di impegnare tutte le nostre forze per farla fruttare diamo retta agli stranieri che vogliono costringerci a diventare competitivi coi cinesi sul costo del lavoro.

    • Matteo Renzi, qualche settimana fa, ha detto che l’Italia non può aspirare ad essere una potenza demografica, una potenza geografica e una potenza diplomatica, ma solo una potenza culturale: proprio per questo ritiene così fondamentale la sua riforma della scuola.

      Premesso che a mio modesto avviso tale riforma vada riconsiderata non solo nella forma ma anche nei contenuti, posto che di una riforma abbiamo seriamente bisogno, è sì positivo il fatto di immaginare l’Italia come potenza culturale, ma se certamente non possiamo essere una potenza demografica, cionondimeno non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo escludere che l’Italia possa essere una potenza geografica e diplomatica, soprattutto se si avrà l’intelligenza e la lungimiranza politica di avere il coraggio di avere un ruolo centrale nelle dinamiche mediterranee, per quel che riguarda non solo la gestione accorta dei flussi migratori, ma anche per quel che concerne le partnership con realtà industriali e culturali, non solo in ambito mediterraneo.

    • Per quanto attiene l’istruzione universitaria, voglio prendere a prestito un pensiero di Enrico Letta:
      “Se il sistema dell’università è ingessato e poco meritocratico, e se non si parla inglese, il giovane brillante che viene da un Paese non occidentale sceglierà un altro ateneo per formarsi o specializzarsi, esattamente come lo studente di talento deciderà, forse a malincuore, di emigrare, perché attratto da opportunità di realizzazione all’altezza dei propri sogni. E’ un ragionamento di puro buon senso, che vale da sempre. Ma che oggi, in un quadro di interconnessioni sostanzialmente universali, vale il doppio. Perché il mercato si è allargato fino a diventare planetario e le possibilità e le possibilità di scelta si sono moltiplicate in egual misura”.

      Estratto da ‘Andare insieme, andare lontano’

    • Inoltre, Enrico Letta, considera un nuovo ruolo per la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo, al fine di renderli più agili ed efficienti, anche con la capacità di accogliere le istanze dal basso.

      Non da ultimo, auspica, come il sottoscritto già da parecchio tempo, che alle prossime elezioni europee del 2019 possa esserci almeno una ulteriore circoscrizione, la ventinovesima, che comprenderebbe tutto il territorio europeo ed eleggerebbe parlamentari davvero europei, magari dove liste affronteranno tematiche inerenti l’Europa e non argomenti che sono solo nell’agenda e nelle paure delle singole nazioni, o follie che non riguardano né l’Europa e tantomeno possono riguardare la singola nazione (essendo elezioni europee), come ad esempio il ‘Dudù Act’, buono solo per la ribalta e gli umori nazionali (e nemmeno di tutto il Paese), ma che nulla hanno a che vedere con il destino dell’Europa.

      Tutto questo per dire che l’Italia potrà avere un ruolo centrale in ambito diplomatico, geografico e culturale, se saprà avere un ruolo nella costruzione dell’Europa. di una Europa diversa, non come quella vista in questi ultimi anni.
      Se l’Italia sarà leader nella costruzione dell’Europa, l’Europa potrà dire la sua ed imporre la sua agenda, anche a USA, Giappone, Bric(s) e Mint.